LE COMPAGNE DI CLASSE
Caratteristica dell’era del digitale e dei social è la virtualizzazione dell’esperienza, ossia l’adoperazione costante di un dispositivo (come lo smartphone) per documentare il reale e trasformarlo in contenuto, in oggetto di consumo. “Lo smartphone fa il mondo, cioè se ne impadronisce creandolo in forma di immagini” scrive il filosofo Byung-Chul Han a proposito della comunicazione digitale.
Oltre il Truman Show, il sistema dell’iper produttività riduce dunque il mondo a merce, la vita a spettacolo; nessun distinguo si applica alla macchina del consumo, tutto è potenzialmente intrattenimento. Anche la violenza.
Si pensi ai molteplici fatti di cronaca che raccontano di abusi e aggressioni filmati e condivisi sui social, dal soldato che fa un balletto per TikTok dopo aver fatto esplodere un quartiere, al branco che massacra il mal capitato di turno e si vanta dell’impresa: la virtualizzazione dell’esperienza legittima la violenza in quanto presuppone un atteggiamento di indifferenza (l’abuso viene ripreso e non fermato) e ne compromette la percezione. La violenza diventa infatti spettacolo nell’anestesia generale del pubblico.
È questa la cornice in cui le figure de Le compagne di classe vanno comprese. Studentesse senza nome di un istituto senza luogo, di loro conosciamo solo lo stereotipo attraverso cui sono percepite e ridotte dal gruppo: la pezzente, la secchiona, la puttana, ad esempio, tutti stilemi di una narrazione aggressiva, di un’egemonia del branco. I ritratti sono dunque la testimonianza di una violenza avvenuta e condivisa, la ripresa spietata da dare in pasto alla macchina dell’intrattenimento. I volti sono esposti in un’immaginaria Wall of Shame (muro della vergogna), una gogna pubblica che richiama la stessa brutale dinamica della spettacolarizzazione come culto. Nessuna figura salvifica si scorge all’orizzonte, neppure la scuola, qui istituto dalle uniformi nere e uguali, ridotta ad un luogo di addestramento alla conformità, ben lontana dall’ideale luogo di formazione e relazione. Le compagne di classe è dunque la messa in scena di un potere che non conosce contrasto.