La più grande illusione è credere di conoscere il presente perché ci siamo (Edgar Morin).

Per Valeria Secchi la fotografia significa registrare e trasfigurare lo spirito che caratterizza il nostro tempo. La sua è una sensibilità che passa attraverso l’arte, il cinema, la letteratura, la cronaca e il fumetto, usando l’autoritratto e la provocazione al limite dell’ironia e del grottesco. Il rapporto tra identità reale e virtuale, l’integrazione tra la maschera online e il senso di sé offline, l’incorporeità sono il leitmotiv delle sue immagini colorate e squillanti.

È un lavoro che segue due linee interpretative. La prima è legata a un’operazione di appropriazione estetica: l’artista utilizza gli stilemi dei social network, per creare ambienti, pose e inscenare situazioni animate dal fascino del mondo della comunicazione. La seconda, più sottile, traccia la via del dubbio, incarnando le complessità e fragilità patinate della società contemporanea.

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